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APPROFONDIMENTI
PSICOSOMATICA
AMMALARSI FA BENE?
Nella società d'oggi capita a molti di lottare
in modo irragionevole con se stessi per essere sempre all'altezza delle
situazioni, con l'inconfessabile sensazione di non potersi permettere
debolezze, né pause, né tempi di riposo, con l'idea che
chi si ferma è perduto, oppure che così fan tutti quelli
capaci. Ma in questo modo tra realtà dell'individuo e realtà
autoimposta si apre una separazione all'origine di molte crisi e "malattie".
Se non ci si ascolta nei propri tempi e ritmi, il corpo potrebbe iniziare
ad urlare il proprio malessere fino ad ammalarsi.
Le pause, le ferie, i tempi di arresto cui anche la malattia talvolta
costringe, permettono infatti di riprendere fiato e rifornire di pensieri,
emozioni e spazi nuovi.
L'errore più comune è quello di mascherare la malattia o
il disagio fingendo a se stessi o agli altri la propria fragilità,
quando invece si dovrebbe imparare a "dominare" la malattia
per non esserne sopraffatti. Troppo spesso si considera la malattia come
incidente di percorso, come ostacolo al nostro agire quotidiano, dimenticando
che non siamo "macchine". Più facile da dire che da fare,
ma il poter imparare a sfruttare le piccole grandi patologie che ci accompagnano
durante la vita, imparando a conviverci o superandole, diventa una fonte
di ricchezza e crescita personale che conduce a migliorare la qualità
della propria vita.
Fermarsi a pensare costringe a fare i conti con se stessi. Ed ecco quello
che dicono le persone che si raccontano:
..Non c'è proporzione tra ciò che
sento dentro e ciò che riesco a dire. Qual è la verità?
Sto male per ciò che penso, oppure sono tormentato da una malattia
normale che il chirurgo o i farmaci guariscono? Il corpo o la mente?..
..Tutti
sembrano sicuri
.io no
.ma perché?
Gli esami vanno bene, ma io sto da schifo
.
Dicono che è psicosomatico
.ma mi sconvolge l'idea di farmi
così male
.. ..mi sembra eccessivo
forse sono i medici
che non hanno ancora capito
.farò altri esami
andrò
da altri esperti
.chissà
ma se non fosse il corpo?
...mi dicono di pensare a chi sta peggio
...ma è una disgrazia voler stare bene!??!!
.I medici non riescono nemmeno a immaginarsi
che un corpo e una mente possano quietarsi tra le braccia di un altro,
ma a me è successo!
Il corpo dice: "ci sono anch'io!!!"
Io non ci avevo mai pensato!
Da quando mi sono ammalata mi
sono data la licenza di dire "sono stanca"
oppure, "sto
male"
.prima dovevo fare la parte di quella che era sempre in
forma.. ora no!
ma dopo cosa succede?.. .cosa devo fare? L'opposto di quel che ho fatto
fino ad ora: smettere di seguire progetti, parole ed emozioni che sento
estranei al mio modo di essere
ma quali sono i miei desideri? Qual
è il mio modo di essere? Come faccio ad inventarmi un'esperienza
che non ho?
..
Quando stiamo bene non ce ne accorgiamo, ma le emozioni
sono necessarie.
A volte si ha bisogno anche delle emozioni forti che si provano nella
malattia, in modo da "vincere" la sfida! Ma se posso sentirmi
vivo solo quando sto male, o se non conosco modo diverso per stare con
me e con gli altri, diventa un bel problema guarire.
Questo non significa che ci si ammala volontariamente! A volte capita
di sentirsi dire che il nostro male è un'invenzione, col risultato
che ci si sente incompresi e offesi nella propria sofferenza.
Il dolore in alcune situazioni diventa intollerabile, e si ha bisogno
di risposte, di capire, anche quando le risposte non ci sono.
Non è facile permettere agli altri di starci vicino quando stiamo
male, e non è facile stare vicino a chi soffre, specie se gli vogliamo
bene Il sopportare il peso di queste incertezze spesso richiede l'intervento
di professionisti, persone estranee che proprio perché non sono
così coinvolte come i familiari, permettono di vedere la situazione
con altri occhi e di reagire.
Purtroppo in questi casi è più facile sentirsi giudicare
che sentirsi indirizzare verso chi può aiutare davvero.
Dare troppo peso al "cosa faccio" anziché "all'essere
che sono", finisce per creare confusione, come ad esempio quando
si confonde l'esprimere affetto verso i figli con il regalare oggetti,
oppure quando si manifesta l'amore per una moglie lavorando 12-14 ore
al giorno per darle sempre di più: i tempi di pausa della malattia
disorientano, mettono in luce altri aspetti di sé e quasi quasi
non ci si riconosce più. Ma attraverso questi "imprevisti"
ci si può anche accorgere che la direzione va rivista, in modo
da proseguire il viaggio della vita in modo più coerente ai propri
desideri e progetti. E allora, anche la malattia, per quanto brutta lunga
e sofferta, non sarà stata inutile.
Dott.ssa Barbara Rossi, psicologa e psicoterapeuta, individuale e di gruppo
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