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ARTICOLI
INFANZIA E ADOLESCENZA
BIBLIOTERAPIA.
La cultura del guardare versus la cultura del comunicare e riflettere
Si parla sempre più spesso di biblioterapia,
un termine molto utilizzato dagli inglesi, che amano la lettura molto
più degli italiani.
Sta ad indicare il valore della lettura come mezzo di crescita personale.
A tutti sarà capitato, come sottolinea Spagnulo, di leggere e
di essere "illuminati" da un libro, un po' come un buon amico
che dice le cose giuste al momento giusto e che fa riflettere.
Più spesso il libro viene utilizzato o cercato attivamente (come
autoaiuto, come formazione…ecc).
Tra le varie funzioni che un libro può assumere, dalla letteratura
e dalla clinica troviamo che :
- può essere uno strumento per trovare le risposte che non si
trovavano altrove,
- può aiutare nella revisione e comprensione del proprio passato,
- può dar voce a pensieri ed emozioni inespressi, che urlavano
nel segreto del proprio cuore,
- può permettere di riconoscere situazioni già sperimentate
da altri e di attribuirvi un significato prima sconosciuto, attenuando
il senso di angoscia dell'ignoto e del mistero,
- può aiutare a pensare al proprio progetto futuro, ponendo domande
sul percorso che sarà (es. per le future mamme…ecc.),
- funziona per calarsi in un'altra realtà, per poter fantasticare
e veder scorrere immagini create da sé in alternativa a quelle
proposte dalla TV, per vivere in una dimensione un po' più da
protagonista,
- funziona da "astronave", per rifuggire da una realtà scomoda
o difficile, oppure anche solo per una sosta a ricaricarsi, prima di
un nuovo tempestoso ritmo.
- Serve come auto/formazione.
Da un lato si possono evidenziare le positività di una sana lettura,
purtroppo spesso sacrificata ad altri piaceri o doveri. Nell'era della
Tv satellitare e della cultura del guardare, poco spazio ha una cultura
del comunicare.
Come dice Pennac, "il verbo leggere non sopporta l'imperativo come
il verbo amare e sognare", e nemmeno qui si vuole imporre, ma certo
va detto che chi non legge non sa cosa perde (motivo per cui continua
a non leggere: ciò che non conosci non ti manca).
Nella logica del guardare, infatti, c'è chi offre prodotti facilmente
usufruibili (quiz, immagini spettacolari, video musicali, curiosità sulla
vita delle persone come nel grande fratello, ecc) e c'è chi riceve
quel messaggio.
Pensiamo alla TV: in sostanza non c'è rapporto tra i due. Semplicemente,
se non ci sta bene cambiamo canale, se non lo facciamo vuol dire che
ci va bene, è scontato che sia così, e allo stesso modo
sono scontati altri aspetti.
I desideri delle persone vengono indovinati e non sono realmente importanti.
Si tratta di una relazione decisamente poco impegnativa, dove tutti hanno
ragione.
Nella logica del comunicare, invece, l'obiettivo è incontrare
i desideri, i sogni, l'inconfessato e inconfessabile di ognuno, per scambiarsi
domande, risposte, idee.
Solo chi può leggere è in grado di ascoltare, vedere e
valutare, pilastri di una comunicazione autentica, dove avviene uno scambio
di pensieri e non di citazioni vuote di senso, come lo stesso Heidegger,
filosofo esistenzialista affermava secoli fa.
Per questi motivi il libro assume il valore di mezzo all'interno di una
relazione con sé e con gli altri.
Ci troviamo in altri termini ad un crocevia, dove si raccordano significati
diversi, talvolta di crescita, talvolta no.
Quindi la lettura, in che misura è un modo per crescere, e in
che misura un modo per barricarsi difensivamente?
Se la relazione si chiude al mondo, diventando una sorta di rifugio
dove ripararsi, diventa un'illusione di benessere. Si finisce per leggere
la vita anziché viverla, con l'illusione che sia tutto diverso.
Al contrario uno spunto letto al riparo della propria nicchia, può aprire
a nuovi orizzonti, indica altre vie, può sbloccare certi impasse
di pensiero, incoraggiando, perché no, anche a passaggi evolutivi.
Per chi volesse saperne di più o partecipare al dibattito, si
può collegare al sito:
http://guide.supereva.it/libri_autori/interventi/2001/11/75095.shtml
dott.ssa Barbara Rossi, psicologa psicoterapeuta |